Tenebrae in Perpetuum
L'eterno maligno silenzio
1. Percepire la luce attraverso il sepolcro
Vi fu un giorno in cui la nebbia si dissolse
I pensieri e le strutture caddero informi
Gli affondi con passi allora incerti
Furon rapiti da occulti richiami
Contorni nuovi, reminescenze impavide…
Fu un attimo, irrinunciabile ed eterno
Volsi il mio sguardo, ancora incerto…
Il presagio di un contorto fondo cieco
Sfocate pulsioni, il nero vento di nefasta memoria
Scorgere un anelito di verità, fluire nell apparente vuoto,
Congiungersi alla verità, morire e discendere…
Non più spettatore, non pi proteta, bensì meccanismo perfetto,
Perno del panico altare sacriticale
Mai più negai, il sussurro che ormai mi accompagna…
Il sangue scorre, fluire perpetuo,
E il crudele gelo pervade immortale l’anima,
Imperiosa e perenne memoria degli arcaici titani,
I segni impongono il silenzio,
I monumenti con il loro ferale silenzio, nulla tradiscono...
2. L'eterno maligno silenzio
Ferma e solenne pietra, incolmabile vuoto,
Rigida coltre impalpabile, abisso che inghiotte, abisso che occlude
Inerme sevizi esposte ferite
Profani l’attesa, consumi lo spazio
Innalzo lo sguardo al pallido folclore dell anima,
Ove le dinastie si dissolvono e il fluire diviene ghiaccio eterno
Manifestai devota attesa verso il sibilo del mietitore
Dinastie si dissolvono e il fluire diviene ghiaccio eterno
Inerme sevizi esposte ferite
Protani l’attesa, consumi lo spazio, sepolcrale scenario
Muta perseveranza, olocausto di vili attese
Innalzo lo sguardo al pallido folclore dell anima,
Ove dinastie si dissolvono
E il fluire diviene eterno maligno silenzio…
Eterno maligno silenzio…
3. Dissoluzione in preghiera
Spregio in rivolta,
Grondante i secoli bui come loculi privi di fede
Soffocando la roca voce dei profeti
Sintomi di un nuovo eone che irretisce nuove anime
Plebi a mattanza
Madre,
Pensieri mi assalgono,
Inghiotti lo strazio di questo momento…
Madre !
Inghiotti lo strazio di questo momento
Gocce di pietra ormai…
Nuda impietosa coscienza, trepidante attesa del colpo ormai vibrato,
Fende la nebbia…
Gocce, segnano la via dell agonizzante ombra
Madre… Invocazioni al cielo privo di luce alcuna
Pensieri mi assalgono,
Inghiotti lo strazio di questo momento
4. Incubo rosso cupo
5. Il morto Cthulhu aspetta sognando
Ho percepito un blasfemo paesaggio in sogno
Un misterioso culto a me sconosciuto,
Infinitamente più diabolico dei più cupi riti umani
Un’ antichità abissale, permeata di una cattiveria spaventosa
Paura intensa di cose senza nome
Di una bizzarra forma mostruosa
Celata in boschi neri ed infernali
Adorata da demoni dalle ali di pipistrello
Che volano fuori dalle loro grotte per adorarla a mezzanotte
Lincubo incarnato e vederlo significa morire
Proveniente da antichi ed empi cicli di vita
Provoca sogni spaventosi negli uomini
Attende in sognando il morto cthulhu
Nella sua cripta di pietra a R’lyeh
Il sacerdote rivivrà dalla sua tomba
Quando le stelle torneranno, dopo cicli incalcolabili
Nelle giuste configurazioni, nel cielo dell’ eternità
Grazie ail un culto che non era mai morto
E che sarebbe sempre esistito
6. Dei corpi silenti
Risveglio che sei pallido ricordo occluso dall inquietudine
Risuoni o ruota rituale, carni ammassate e ferita dal vento
Tutto intorno s’incurva inghiottendo ciò che fu passeggero sgomento
Un respiro… Uno sguardo al tagliente e notturno argenteo
Mai chiesi pietà tanto meno ne diedi,
Perche quesi attimo di lucida follia fu guida e maestra via
Quasi mi lascia cadere, quasi volli contondermi, ma ciò che fu scavato
Nei secoli conquista, trapasso
La luce si spegne, la vista si annebbia, il respiro scandisce un ultima
Profana invocazione, il vuoto si accorcia, rami si spezzano, sordi,
Ma mille son le voci e nel potente richiamo del caldo sangue versato per un
Attimo la terra trema…
Scheletrica entropia, plumbea incertezza, profilo silente
I ricordi svaniscono nella voracita del tempo
7. Rapitemi, anime della natura
8. Oltre i confini umani
L’oscurità domina la mente
Sotto un cielo grigio e pesante
E la notte si scioglie nel giorno
Rubando il senso della realtà
Cammino, inghiottito dalle distanze
Allontanandomi dal mondo oltre la luce e il tempo
Come un filo del rasoio nella nebbia
Verso orizzonti sempre piu’ tetri e dolorosi
Il vuoto dentro di me
È di un nero oltre i confini umani
Di orrori ancora sconosciuti
I quali si ricordano di noi
L’odio per l’anima mi accompagna
Verso una fiamma certa come la morte
Come un fulmine nello spazio eterno
Sarò la piaga in tutto cio che è nostro
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